Renata Morresi
Nació en Recanati, ITALIA en el 1972, escribe ensayo y poesía y enseña Literatura Anglo-Americana en la Universidad de Macerata. Sus traducciones de la poeta norteamericana Rachel Blau DuPlessis recientemente publicadas son: Dieci Bozze (Vydia,2012), con una introducción critica, y Bozza 111: Arte povera (Arcipielago, 2013). Colabora con revistas impresas y on-line (Nazione indiana, Punto crítico, Argo,etc.). Lettere a e (Letras a e) son textos dirigidos a una conjugación que no está, que se fue, o que cuesta tanto trabajo tener unidas las piezas de una sí, en parte italiana, en parte eslava, en parte solitaria e ida ella misma. Fueron publicadas en antologías y revistas; la serie completa aun esta inédita.
De “Cartas a e”
Hola E
homónimo
inconstante
me dejes
en “como”
o con el nombre de un país
en “ que estado” libre
arbitrio pero
mudo
sinalefa
como perdido
pensado
no como lo queríamos
andante, fuertísimo, esperanto,
dado a los antepasados peones, gitanos,
inmigrantes canadienses, el paralelo
inglés, el hemisferio boreal
que no nos pertenece más.
Pero nada, ya.
Sinceramente.
Sarajevo
Belgrado
Dubrovnik
Fiume
cuaderno
del regreso
reluctante
al exilio fuera de las islas
al antesala europea, preámbulo,
al habitante en clan
destino en ruinas
como circo en la base
del Conero
confinado sobre el barquito
me manda una señal alienígena
ti-tum ti-tum ti-tum
teléfono uterino
Respetable E,
hoy pensaba
al horror
que sonidos hace y contemporáneos
de remontar la estratosfera
como una enorme boca de Munch
o en la mesa una mancha de grasa
sutil de ozono
amplia de Sahara.
TRADUCCIÓN DE: Alejandra Craules Bretón
http://circulodepoesia.com/nueva/2013/10/muestra-de-poesia-italiana-parte-ii/
a carmine vitale
Da Lettere a e
Cose non capite:
quelle ferite facilissime
al cuore marzapane
le preghiere inaudite al dio animale
muso lungo di matita
le urla rimaste nello spazio
gommato
la cicatrice
preventiva.
Spettabile E,
pensavo oggi
all’orrore
che suoni fa e contemporanei
da salire in stratosfera
come un enorme bocca di Munch
o sul tavolo una macchia d’unto
sottile d’ozono
larga di Sahara.
Gentile E
all’angolo della bocca
un’ombra d’angelo rovesciato,
all’altro lato
il melodramma,
l’immondizia.
Stiamo buone oggi –
l’incertezza è soave dopo il male –
il futuro passato –
alle cose spossate
immaginiamo una
e nulla
al primo di settembre
il mare.
*(neonato non identificato, anni quaranta)
non bastano terremoto di viscere
una culla di costole
l’onore d’oracoleggiare con perdono;
si viene al caso, facile
costituente, facile d’essere
singolo; oltre, non scomodare
gli dei, niente trascina il simbolo
la carrozza coi lumini,
le corone degli ebrei, un genitore
piccolino.
*(babbo davanti la vecchia mercedes, anni 80)
se mi ricordo di te
a dieci anni quando ero macchina e tu centro
il cinema vivente il volante senza mani voli
e città tu eri – il giappone
la penna elettronica che segnava il tempo
la foto davanti al tempio
sull’elefante
*La signora delle pulizie
Rosamarina spazza profumata
di selva rumena. Mulsumèsc
mi insegna e io credo alla radice
slava, mil-, alle lievi scorribande
di luglio fino alla Lettonia,
l’amore che t’insegna a sillabare
*Dal treno
Strada di cartelli che via eri
dalle casi popolari di San Marone
lungo i pioppi verso ovest
portavi all’officina di babbo
portavi la mia ferramenta
di sogni e Rumi, tutti rotando
come dolcissimi cannoli.
Dal treno ti vedevo, salutavo,
per scherzo il fazzoletto appeso
al finestrino volò fuori, sul campo
volò avvolgendosi a se stesso, spinto
di nuovo in alto gonfio d’aria
girando in vortici volò lontano
lo persi di vista sopra il campo perfetto
No hay comentarios:
Publicar un comentario