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lunes, 31 de diciembre de 2012

SERGIO ROTINO [9070]






Sergio Rotino nació en Lecce, ITALIA en 1958, pero vive en Bolonia, donde trabajó en el mundo editorial y el periodismo.  Fue miembro de la cooperativa "Dispacci" presidida por Roberto Roversi y uno de los fundadores de las revistas "Versodove" y "Carmilla". 

Publicó la novela Un modo per uscirne (Abramo editore, 2009)

Ha editado varias antologías de ficción como RZZZZZ! Scritture Sotterranee e 6000 raudi e 2mila paranoie (1993, 1996, Transeuropa), Resistenza60 (Fernandel, 2005), Quello che c’è fra di noi (Manni, 2008).

Sus textos han aparecido en periódicos italianos y en varias revistas italianas y extranjeras.

"Loro" es el primer volumen de la nueva colección poética (dirigida por  Manuel Cohen) delle edizioni Dot.com Presses y es su primer libro de poesía.




Sergio Rotino / De "Loro"
edizioni Dot.com Presses, 2011



alegoría

piensan el abismo como algo fundamental
un lugar calmo donde se pueda amar el trabajo que se hace y el sueño contrario
simplemente rindiéndose a la exactitud matemática del justo mal
cuando ya mismo justeza falta si excluimos aquel vacío parido el instante anterior
aquel agujero de sombra oscura del que se escabulle ilesa la zorra *



19061991: una declaración

de hecho el gasolinero estaría muerto apenas unos años después
por una deficiencia del miocardio o un daño cerebral
producido por una burbuja infinitesimal nacida casualmente
pero que con decisión exponencial se abriria paso
hacia el centro de la frente donde se disparan sinapsis neuronales
a fin de que el alma aprenda nuevas formas de experiencia
aniquilando así cuanto el hombrecito de mameluco azul quería para su interés materialista
en el que certificamos pensaba siempre obsesivamente

indultarlo antes del tiempo natural
ha sido el natural deseo de dios enfundado en bata metálica
para mejor revelar su alto precepto
a través de nuestro de mi obturarle deseos y provecho

no por esto os permitimos decir que hay horas del día
en que la oscuridad parece siempre más densa



séptima

se joden uno al otro como adolescentes contra la sociedad atontada
por ese traje de buen corte puesto desganadamente y que debería hacerlos invisibles
al mundo visiblemente sometido a lógicas de improbable mercado
mientras obedientes adhieren a sus mecanismos profundos
profusos en el insensato recorrido de las manos
comentario alado a cada razonamiento de sordomudo hoja
pronta a recortar ciertos contenidos
los esbozos el coágulo oscura materia lívida de los pensamientos

mira bien sus manos viajar por el aire detenerse repartir
ponderando como patrón sobre el cuerpo de la historia
mira sus manos su ser tan transparente tan inocente


Versiones de Jorge Aulicino

* Faina en el original. Se trata de la garduña, animal que no existe en América (salvo una pequeña colonia en Wisconsin, aclara la Wikipedia), y cuyo nombre nos suena decididamente hispánico. Es una mezcla de marta y comadreja, y opté por poner en su lugar a la clásica zorra, capaz de escabullirse de cualquier desastre. Creo que se debe mantener en general el extrañamiento en una traducción pero, en casos como este, la construcción sería no extraña, sino ibérica.







prologo

la bestia che abbiamo nel cuore con noi sempre si adagia dentro il freddo componimento delle ragioni uggiolando verso
[l’enorme ragno cui portare rispetto oltre ogni senso del dovere
per ammirazione e certo un po’ di invidia vedi il caso sia arrivato prima abbia nidificato prima partorito prima perciò di
[diritto a lui tocchi il boccone migliore quello da noi tolto ad altri senza alcuna forma di mandato insomma per dovere
eccola ci chiama da lontano quasi fosse una sirena antica dopo aver filiato i suoi giri di parole l’esatto pensiero dei suoi pensieri
per ricordare a noi involucri quali siano le regole basilari del comando le leggi da elencare nel continuo giro di rappresentanza
a noi mandatari di un potere senza fondamenta se dio solo volesse e tolta al conto la paura
quella cromosomica dell’uomo sostanza netta appena cinque lettere quella che perdura




entrata

eccoli dunque i servi fedeli la mano sinistra del dio crudele che governa sui molti col fuoco dei nervi e l’acciaio riparatore
eccola quella mano di fabbro farsi avanti immersa nell’incandescenza dei mattini per tramutarsi in spada lancia bastone
al seguito di un cavalier servente da cui offrirsi come lume di altra coscienza




intermedia

ammirano lo strato secondario della luce
quella piega meridiana che strappa forme dal paesaggio
riducendole a fondale necessario
qui andrebbe fatto lo sforzo si dicono
qui non poco oltre
fermando il tempo nell’istante imposto alla natura
e l’uno capisce la parolina la formuletta magica
composta dalla metà a se stesso identica
allora con gli occhi immagina il boato avvenire
prendere forma prima dell’orizzonte
senz’altro bisogno di sapere




azione seconda

sanno che dietro ogni presenza esiste solo il vuoto offerto dalle risposte
e con questa certezza fissata nelle tasche decidono di ripetere l’azione
così da rafforzarne il senso al cospetto della vista per meglio ingannarla
e da lei essere ingannati senza darsi pena nello specchio messo loro davanti
giocando al gioco cui sono impegnati

entrano in scena si fingono avvocati pronunciano sentenza




presenza

l’uomo dal quale il fiato prende inizio e attorno si propaga in quanto legge sovrumana
il di loro padre putativo contro cui mai rivolgerebbero parola o mano
quell’uomo tutto segna coscienzioso sul quadernino rosso degli appunti
nel privato silenzio serotino mappando i territori sottomessi con grafia sottile
affinché illegibile appaia alla maggioranza dei curiosi ma al di sotto osservi una tramatura secca dove l’errore da sempre
[è sconosciuto

lui che tutto sa perché ha progettato perché ha capito il senso del comando
incarnato dal gesucristo massimo fattore con in mano quel cuore il crocefisso
pena e dolore punizione quanto orrore per chi al suo cospetto mai si è chinato
capendo dell’operaio quanto si è voluto capire quanto basta a proseguire ignorato dagli ignoranti
ha capito che semina con orpello vanno di pari passo l’uno fratello all’altra
l’uno dell’altra cuneo trivella scasso pronti nel più prossimo dei ritorni a sollecitare
con la calma perentoria dei discepoli l’unzione il pentimento annesso alla questua giornaliera dato in forma di richiesta
[tanto che vi costa

in contraccambio a ogni rinato offre la tranquillità solare di un posto tranquillo dentro la filiera alimentare e
un muro alto di parole da custodire assieme alla parete del silenzio poi
nuovamente reiterata la domanda di obolo l’incasso
giusto sèguito al fraseggio seriale della scabra predica patriarcale
allo spettacolo dei botti dei fuochi regalati a chi vuole il male contro il suo stesso bene
sottolineato forte con l’indice a scorrere sulla pagina
proprietà dell’uomo concetto eterno di chi tutto immagina




19061991: una dichiarazione

di fatto il benzinaio sarebbe morto appena qualche anno dopo
per una deficienza del miocardio o per un danno cerebrale
partito da una bolla infinitesimale nata casualmente
ma che con decisione esponenziale si sarebbe fatta largo
fino al centro della fronte dove scattano sinapsi neuronali
affinché l’anima apprenda nuove forme di esperienza
debellando così quanto l’omarino in tuta blu voleva per suo materialistico tornaconto
giuriamo di saperlo ci pensava sempre ossessivamente

graziarlo prima del suo tempo naturale
è stato il naturale volere di dio entrato nei camici in metallo
per meglio rivelare l’alto suo comando
attraverso il nostro il mio chiudergli desideri e costrutto

non per questo vi permettiamo di dire ci siano ore del giorno
in cui il buio appare sempre più fitto




tredicesima

non dio non il concetto calcificato e pio catturato negli affreschi
ma l’arcangelo alla sua destra
il primo fra i pari a percepirne l’intenzione messa davanti al gesto
alla di lui prosecuzione
questo è quanto vorrebbe essere nella finzione del suo continuo misurare lo spazio stretto in cui si muove per obbedienza sola
di cui in fondo si accontenterebbe ancora pur di agire nell’ombra con discrezione
dismettendo la parola che sempre lo riduce lasciandogli secca la gola
perché in lui nessuna visione mai si riproduce



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