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viernes, 14 de diciembre de 2012

ROBERTO COGO [8908]





Roberto Cogo     (Schio cercanías de Vicenza, ITALIA 1963). 
Encontramos entre sus publicaciones: Mobius y otras poesías, (1994), En el movimiento (2004), Confondi il vento, («La Clessidra» -2007); Senza il Peso di un pensiero, (2011), Io, cane, (2011) y otros. Escribe el poeta Cogo un enunciado: Lector, tú no me podrás conocer, eso esta bien. Podrás conocer, si quieres, mis palabras, y también eso sería bueno, pero son las tuyas las que te pertenecen…   Traductor de W. Shakespeare y de poetas como Jack Kerouac, W. Least Heat-Moon, John Deane, Charles Olson, Les Murray y Gary Snyder. Su libro de poesía: “De sumergirse y nadar. Wild Swimming”, (Dell’immergersi e nuotare. Wild Swimming, 2012) es buscar un lugar apartado. Sumergirse en los ríos de la infancia es entrar en la vida. Salir aumenta su instinto, contemplación de lo  natural en el ruido del respiro: “el agua hace ruido cuando cae cuando fluye…aquí termina el mundo…”. Es el poeta realizando clavados iniciativos en aquellos mundos que apenas se le presentan entre las ramas de otoño, para hacer una colección de insectos que nadan dentro y fuera de las corrientes montañosas de Europa: un águila, un martín pescador, una mariposa marrón y blanca, una cigarra o la pulga de agua y un dragón volador “descubriendo ángulos del cielo escavados en la tierra y abandonados…”

Texto, traducción y selección: Erika Reginato


VALLE Y HOJAS

separado, disuelto completamente
entre sombras de ramas marchitas

las ausencias del viento son 
prolongadas ilusiones en otoño

una después otra, hojas en caída libre
o sujetas al hilo de la memoria
en el desequilibrio del péndulo

ramas extrañas y despojamientos
uno tras otro se encuentran los libros
en la mente en caídas entrelazadas

como una lluvia en cámara lenta
está el caer en el precipicio en espirales
mezclándose en el aire de mi cuerpo acabado

una aquí, una allá
rebasando el terreno
en cálculos esfumados entre amarillo y marrón

con el trino del mirlo en el silencio del aire
un crujido del confuso trafico al fondo
el monótono avanzar 
de los pasos del hombre
y la húmeda hipnosis de estaciones impetuosas
entregadas a sus discretas maravillas

una a una y después la otra
la inexorable caída, el cúmulo de muertes
en el barro del terreno

la impregnada descomposición del renacer.






De Wild Swimming

4

el agua hace ruido cuando cae y fluye, el agua incide y arranca
llena, excava y corroe, el agua modela sin apuro deforma y  cambia
se lleva todo, el agua desaparece entre curva y grieta emerge más adelante
donde quiere ir, busca el cielo el mar el vuelo, el agua sube no quiere terminar

más allá del salto de la vida, el estruendo  de la cascada en un nubarrón de insectos
escondido atravesando fulminantes espejos de una orilla hasta la otra
en busca de alimentos, cuatro brazadas en la oscuridad, cuatro palabras en el
don de caer en la sombra; todo un fluir de silencios en el cielo violeta

aquí termina el mundo, aquí se recarga de humedad el enloquecido andar humano
la luz hace filtro, hace el trozo del silencio en las partes de las ramas abandonadas
el abrazo protectivo y tenaz se reúne limbo de cada reventón
del agua, cada grieta que el hombre cava y no dura

el crepito del cielo al atardecer, inmerso hasta las orejas
en mí pozo perfumado de silencio, el aire violeta contra el negro de las alturas
una nube se enciende mientra brilla una estrella, los mirlo quedan
la aventura del día; respiro la inmensa periferia del universo

confío el bolígrafo a la corriente del cosmos 

http://circulodepoesia.com/






Alfabeto naturale

1

dimmi, che luogo è mai questo? inferno e paradiso...

sotto il sole invernale che allunga le ombre
alla corona dei tigli

sul prato di striature gentili
le colline intorno che si toccano con un dito —
un vecchio lavatoio con l’antica roggia a fianco





geroglifici sul tronco antico dei faggi...

come il ritmo del respiro coincidente al pensiero
assolutamente lontano
come il ricordo

è un richiamo che si libra su fasci di luce obliqua
come in attesa
di una stanca inesorabile primavera

uno due o più mozziconi
sul terreno sudicio davanti alla panchina...

tutto questo fu prima del mio arrivo — poi
chissà quanti segni ancora




2

gradazioni di luce al tramonto —
da un grigio sporco in risalita verso l’azzurro
al celestino giottesco

ancora salendo verso il blu tendente al viola
per poi schiarire ancora ad incontrare il cielo
sotto la sua volta

ridiscendendo ad occidente
un punto di viola riaffiora a schiarire contro
il frastagliare dei monti

e poi bagliori bianco-grigiastri a scendere e tuffarsi
al di là
nell’alta sfera di un mondo assente







la luna è monca in basso a sinistra — sgraziata
zoppica verso l’alto

la pianura sterminata si chiazza di luci
fari e lampioni civilmente allineati

cozzano insieme nel vento
che da dietro scende e scende e scende...







menzogna dilatata
in un sogno prolungatosi di sghembo —

la poesia

ma è ancora bello crederci
illudersi che il gelo ci possa risparmiare




3.............al Leogra 1

uno stato di chiarezza spirituale
dove tutto appare possibile e trasparente —
liquido o scintilla
fluido difforme in sciolta vegetazione...

come organi aperti da dentro sull’origine dei mondi

non l’idea della creazione
ma un costante incessante schiudersi della materia
sotto forme incalcolabili di energia

per trasparenza
per chiarezza
per barlume e soffio del genio naturale

l’ineccepibile radice aggrappata al seno terreno
alla fertile sostanza
al prillare eterno del cosmo

non è misticismo
ma salutare immersione in un progetto illimitato
fatto d’aria e luce e calore

non è distacco
ma umido contatto avvolgente con la terra e il suolo
con la sponda e il greto del solito torrente

è il vecchio walt che insegue il canto degli uccelli
parlando di un processo senza fine —

di accoppiamento e trasformazione




4......................al Leogra 2

l’airone cinerino concede la danza
elegante delle sue ali aggrappate all’invincibile cielo

va a posarsi sul ramo più alto
la sua nera sagoma contro il grigio — siamo in pieno inverno
il collo snello in volo si ritrae formando una esse

punta al secondo albero giù in basso
dove l’acqua del torrente è un verde ghiaccio spettrale

e lì rimane immobile e assorto
gli occhi rivolti al profilo dei monti
nel lento annullarsi della luce lungo il becco incolore

ritratto in un crepuscolo di resina

pensieroso eppure impassibile esegue il suo compito — quel ruolo assegnatoli
dalla vita per intero

tutto il gelo dell’inverno l’avvolge e l’accompagna —
è tutt’uno col suo ramo sull’albero prescelto

poi riprende il volteggio sui lastroni di un verde-argento
seguendo l’ombra affilata della sua ala

adesso indugia

per un attimo si ferma sospeso a mezz’aria

non sa cos’è il peso
la gravità non lo preoccupa — solo vive e vola




5......................al Timonchio 1

tra fruscii d’acqua e moti improvvisi
gli uccelli tra le foglie e i rami secchi — altri
al ritmo danzato del loro volo osservano, passano...

da un luogo indefinito a un altro
nel pensiero frequente di vivere in un sogno
il che comporta un serio convincimento

ma nulla può convincermi adesso...

resta un fatto, l’essere qui seduto
su un nero avanzo di tronco rosicchiato dal tempo
nel freddo pomeriggio radioso di fine inverno

e questo è tutto.





6.................al Timonchio 2

la mia ombra allungata sul prato
è un avanzo di ceppo

un corollario di mille striature
tra spoglie acacie e robinie contorte —

reso ottuso e muto
dal ronzio di un silenzio invasivo

sto

allineato a un misero argine di pietre
accatastate alla rinfusa

con la trama giallastra dei licheni
impressa sulle ossa

(Leogra e Timonchio: torrenti dell’Altovicentino. Il secondo traccia, in parte, la linea di confine tra i comuni di Schio e Santorso. Sono torrenti e ruscelli spesso penosamente in secca, perlopiù captati e impoveriti fin dalle sorgenti. Quel che ne rimane viene poi deviato, incanalato e sfruttato per mille usi. La loro ostinazione a rinnovare un habitat originario e antico, per alcuni tratti o nei periodi di piogge abbondanti, crea un misto di ammirazione e commozione a chi impazientemente attende la fine dell’era degli sprechi e dello sfruttamento umano sull’ecosistema.)




Natural alphabet

1

tell me, what’s this place then? hell and paradise…

under a winter sun lengthening the shadows
of the crown of the lime-trees

on that delicately-striped meadow
the surrounding hills may be touched with a finger —

an old washing-place beside an ancient canal






scrawls on the old trunks of the beeches…

like the rhythm of breathing coinciding with thought
absolutely distant
like memory

it’s a recall in freeflight over beams of oblique light
as if waiting
for an inexorably weary spring

one two or more cigarette-butts
on the soiled earth before the bench…

all of this was before my arrival — then
who knows how many further signs



2

shades of light at sundown —
from a dirty grey climbing towards azure
to Giotto’s celestial blue

still ascending towards blue touching on violet
so to lighten again as far as meeting the sky
under its vault

descending once more towards the west
a point of violet emerging to lighten against
the indentations of the hills

and then the grey-white flashes dropping to plunge
beyond
into the high sphere of an absent world






the moon, down on the left, is maimed — it limps
clumsily towards the zenith

the boundless plain is dotted with lights
headlights and street-lamps politely in a line

they crash into each other in the wind
that comes down, down, down from behind…






falsehood expanding
into a dream obliquely prolonging itself —

poetry

and yet it’s lovely to believe
in the illusion the frost will spare us




3..................by the Leogra 1

a state of spiritual clarity
where everything seems possible and transparent —
liquid or sparkle
formless fluid amongst loose vegetation…

like organs exposed from within over the origins of worlds

not the idea of creation
but a constantly incessant opening-up of matter
under incalculable forms of energy

for transparency
for clarity
for a gleam and whiff of the natural genius

the faultless root grasping at the breast of earth
at the fertile substance
at the eternal spinning of the cosmos

it is not mysticism
but a salutary immersion in a project without limit
made of air and light and heat

it is not separation
but a wet wrapping contact with earth and soil
with the bank and bed of the usual river

it’s the same old walt pursuing the song of birds
speaking of a process without end —

of coupling and transforming




4.....................by the Leogra 2

the ash-grey heron grants the elegant
dance of his wings clutching the invincible sky

he comes to rest on the highest branch
his outline black against the gray — we are in deep winter
his slender drawn-in neck retracts in flight to shape an s

he heads downwards towards another tree
where the water of the river is a frozen spectral green

and there he stays motionless and absorbed
his eyes turned to the mountains’ profile
in the slow fading of the light along his colourless beak

a portrait within a resinous dusk

thoughtfully though impassively he performs his task — a role
fully assigned to him by life

all the frost of winter wraps him up and accompanies him —
he and his branch are one on his chosen tree

then he vaults away again over slabs of a silver-green
following the pointed shadow of his wing

now he lingers

stops for a moment suspended in mid-air

he doesn’t know what weight is
gravity doesn’t worry him — he simply lives and flies




5................. by the Timonchio 1

among whisperings of water and sudden movements
the birds in the leaves and dried branches — others
passing by, at the dance-rhythm of their flight, observe…

from one indefinite place to another
in the frequent thought of living in a dream
which implies a serious conviction

but nothing now can convince me…

one fact remains, being seated here
on a black remainder of a trunk gnawed at by time
in the bright cold afternoon at the end of winter

and that is all




6.................by the Timonchio 2

my shadow stretched out along the field
is the remainder of a stump

a corollary of a thousand stripes
between bare acacias and twisted robinias —

rendered obtuse and mute
by the buzzing of invasive silence

I stay

lined up to a wretched bank of stones
heaped up all any-which-way

with the yellowish texture of lichens
imprinted on my bones

Poesías de Roberto Cogo (traducidas por J.F. Deane)






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